Architetti: evoluzione o devoluzione?

Architetti: evoluzione o devoluzione?

27 Aprile 2018 Considerazioni 0

L’ evoluzione del mestiere dell’architetto.

Evoluzione, da Darwin in avanti, è un concetto positivo. Si Evolve, ovvero si cresce, si migliora, si raggiungono nuovi obiettivi, ci si innalza sulle fondamenta di ciò che è passato.
Già.
Allora bisogna cambiare titolo.

La devoluzione, o il cambiamento, del mestiere dell’architetto.

Quello dell’architetto è un mestiere meraviglioso, e forse l’ultimo mestiere umanistico rimasto. E’ meraviglioso, pieno di stupore, fantasia e creatività, perché influisce direttamente sulla vita di colore che abiteranno ciò che noi progettiamo.
Umanistico invece perché dobbiamo conoscere tutto, in molti campi differenti: non basta essere originali e fare dei bei disegni, bisogna essere pratici, pragmatici , tecnici, sapere di impiantistica, di statica, di giurisprudenza, di economia e molto altro ancora.
L’architetto inoltre è il fiduciario del cliente, colui che si occupa di rendere realtà, al meglio e nella maniera più economica, i desideri del committente.
Nel tempo ogni professionista si crea una rete di fornitori fidati con i quali lavorare diviene più efficace e semplice, che garantiscono una buona riuscita delle opere ed un prezzo calmierato.
Un architetto coordina, preventiva, confronta, progetta, fa eseguire e controlla, supervisiona, collauda.

Una volta.

In realtà quanto descritto trova sempre meno riscontro nella realtà. A fronte di obblighi in continuo aumento che richiedono capacità sempre maggiori, la percezione comune dell’utilità, o della necessità, del professionista scema di giorno in giorno.
Negli ultimi vent’anni abbiamo assistito ad un cambiamento epocale di abitudini ed il nostro mestiere non si è sottratto alle mutazioni. Se una volta per parlare a distanza servivano una ricetrasmittente ed un patentino, oggi siamo costantemente reperibili e capita di lavorare in Francia per un cliente Saudita mentre siamo in Italia, ricevendo commenti e idee dal committente tramite WhatsApp.

Bello, si aprono nuovi mercati. 

E sono globali.

L’architetto, una volta, era legato al territorio, inteso come area nella quale operava e dalla quale provenivano i suoi clienti.
Questo concetto è superato: l’architetto globale opera indifferentemente in Europa, Asia, Americhe, Africa. Insieme alla globalizzazione sono arrivate nuove opportunità e nuovi modi di fare architettura. Il rapporto di fiducia che legava direttamente il committente al professionista si è trasformato sempre più in un rapporto commerciale. Si deve essere flessibili, pronti a viaggiare, si devono parlare più lingue, ma l’arricchimento culturale è interessantissimo.
Confrontarsi con culture differenti dalla propria mette alla prova la nostra adattabilità e capacità di comprensione, e rappresenta una sfida, anche alla nostra capacità creativa: mai come ora le nostre difendiamo e diffondiamo il made in Italy nel mondo, portando ovunque gusto e “bello”, sia pure adattato ai differenti contesti.

Internet.

Erano gli anni novanta, i personal computer esistevano da poco e una nuova stava per iniziare. Alla fine degli anni novanta si diffusero sempre di più i telefonini e la mail iniziò a sostituire i fax. Che cambiamento, si lavorava su documenti integrabili da collaboratori e fornitori e la consegna dei messaggi era istantanea. Poi apparve “internet” costruimmo i primi siti, facemmo breccia nella diffidenza.
Ora internet è ovunque, è matura e rappresenta un mercato del quale anche noi facciamo – o dovremmo farne – parte.

Architetti e internet.

Una bella sfida, da non perdere e da guidare. E’ evidente che internet è una realtà, fisica oserei dire, nella quale stanno convogliando tutte le professioni, dal campo commerciale a quello tecnico, dalle consulenze agli studi di professionisti, alle società di servizi. E gli architetti non dovrebbero essere da meno. Purtroppo siamo ancora legati al concetto che nel nostro lavoro sia importante il passaparola e dimentichiamo che ora è stato sostituito dalle “valutazioni”.
In un mondo in cui anche le amicizie sono divenute virtuali, in cui non si contano gli “zombie” da telefonino, il passaparola si è evoluto.
E il tempo si è ridotto, per cui come per scegliere in quale ristorante andare leggiamo i commenti di chi ci è stato, parimenti scegliamo un architetto in virtù delle sue recensioni, della qualità delle fotografie dei suoi lavori, dell’accuratezza delle descrizioni.
Non basta avere un sito professionale, bisogna aggiornarlo, riempirlo di contenuti, renderlo user friendly, curarne la grafica e non lasciarlo troppo tempo uguale. Tutto questo dinamismo è un lavoro, che dobbiamo affiancare al nostro, ma mai come ora è vero che la pubblicità è l’anima del commercio. 

Bisogna rispondere al mercato.

Alla luce di quanto esposto, alle richieste del mercato, sempre più attento alla rapidità di esecuzione, al prezzo e anche sempre più superficiale, abbiamo ideato un sistema per portare la nostra professione al passo con i tempi.
Il nuovo servizio prende il nome di OneSketch, uno schizzo, un idea per permettere a tutti di operare al meglio. Una consulenza architettonica, con la quale non si entra nelle discipline tecniche, non ci si occupa di pratiche autorizzative, ma si forniscono al cliente gli strumenti per immaginare gli spazi che abita, che vuole modificare, che ha appena comprato o vorrebbe acquistare conoscendone le potenzialità di sviluppo.

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